Etichette

domenica 24 novembre 2019

Impressioni analogiche: FED-2 (D) 1959-1968

Buongiorno lettori di AD Blog,

inauguro oggi, con queste "impressioni", una nuova rubrica dedicata ad un'altra delle mie (spero anche vostre) passioni: la fotografia analogica. La mia passione per la fotografia analogica deriva soprattutto dal fatto che la ritengo un buon modo per riflettere su ciò che mi circonda e sul mio modo di guardare il mondo. Almeno, a me fa questo effetto: fotografare a pellicola mi costringe a calmarmi, pensare, decidere.

Voglio chiarire subito che non sono un fotografo professionista, né mi considero un grande esperto del settore. Pertanto, in questa rubrica troverete poco riguardo a dati tecnici, storici, tempi di esposizione, ASA, flare, coma ecc. Vorrei invece condividere soprattutto le impressioni d'uso, le sensazioni che ho provato utilizzando un apparecchio fotografico a pellicola, gli insuccessi e i risultati (anche se modesti) che ho ottenuto. 

Ciò premesso, cominciamo. 

LA MACCHINA
L'apparecchio fotografico che ho utilizzato nell'ultimo mese è una FED-2, in particolare la versione D, prodotta tra il 1959 e il 1969 negli stabilimenti F. E. Dzerzhinsky (da cui l'acronimo FED) di Karkhov - Ucraina. La macchina (che vedete qui sotto) mi è stata gentilmente inviata da RCE Foto Padova. RCE Foto è il più grande mercato di usato fotografico digitale ed analogico garantito in Italia. 


Poiché in rete si trovano molte informazioni sulle FED, sulla loro storia e sui dati tecnici di queste macchine, ritengo inutile ripetere qui le stesse cose. Mi limiterò a dire che le FED a telemetro hanno cominciato ad essere prodotte nei primi anni '30 del secolo scorso, imitando le Leica dell'epoca, e che la produzione è andata avanti fino alla fine degli anni '80-primissimi anni '90. Per quanto riguarda in particolare la linea FED-2, abbiamo una preserie che risale al 1955, seguita da una serie di versioni identificate da lettere dell'alfabeto, FED-2 (A), (B), (C), (D), (E), l'ultima delle quali risale al 1970.

La FED-2 è una macchina a telemetro, vale a dire che l'occhio del fotografo guarda la scena da riprendere attraverso un mirino e non direttamente attraverso l'obbiettivo (come avviene invece nelle macchine reflex). In pratica, la scena inquadrata attraverso il mirino non è esattamente la stessa che verrà ripresa dall'obbiettivo, il quale si trova su un asse leggermente diverso. Ciò presenta svantaggi e vantaggi. Io personalmente non ho problemi ad usare una macchina a telemetro, anche se non la preferisco ad una reflex: sono semplicemente due modi diversi di inquadrare la scena da fotografare.

In una macchina a telemetro, la messa a fuoco avviene attraverso un prisma ottico: il fotografo vede, attraverso il mirino, una porzione centrale della scena "sdoppiata" se il soggetto non è a fuoco, mentre lo "sdoppiamento" scompare quando il soggetto è a fuoco. 
Nella FED-2 l'area di messa a fuoco è rappresentata da un porzione circolare di colore giallo/arancione, all'interno della quale l'immagine si allinea nel momento in cui viene messa correttamente a fuoco tramite la ghiera delle distanze posta sull'obbiettivo.


Il mirino della FED-2, pur non essendo il più chiaro ed ampio tra quelli che ho provato, è più che sufficiente. Non ha cornici interne, è concepito infatti per essere usato con una sola focale, quella cosiddetta "normale", di 50 mm. Un'ottima cosa, molto utile, è la levetta posta sotto al nottolino per il riavvolgimento della pellicola: tramite questa leva è possibile adattare il mirino alla vista del fotografo. 




Un dato da tener presente, comunque, è il fatto che, per vedere completamente la scena inquadrata, bisogna avvicinare molto l'occhio al mirino, il che lo rende abbastanza ostico da utilizzare per chi porta gli occhiali.  

La FED-2 è una macchina completamente manuale: per fare una fotografia bisogna impostare manualmente l'apertura dell'obbiettivo, il tempo di scatto, mettere a fuoco il soggetto. E' molto importante ricordare che, prima di variare il tempo di scatto tramite l'apposito regolatore posto sulla calotta, bisogna sempre caricare l'otturatore, girando la grossa ruota vicino al pulsante di scatto. Se non si fa questo, si rischia di danneggiare irreparabilmente i meccanismi interni. Questa per me è stata una preoccupazione costante durante l'uso della macchina, almeno per le prime foto, poi è diventata un'abitudine: prima armo l'otturatore, poi faccio il resto.


Caricare la pellicola sulla FED-2 è un'operazione che ho trovato facile da eseguire, grazie soprattutto al fatto che la macchina si apre letteralmente in due parti: agendo sulle due chiavette poste sul fondello si stacca infatti sia il fondello stesso che il dorso, dunque si ha parecchio spazio a disposizione per lavorare (sulle prime Leica il caricamento della pellicola lo trovo più scomodo, infatti si distacca il solo fondello)
 



L'obbiettivo associato ala mia FED-2 è un Industar-61 55mm f/2.8 con attacco a vite M39 (lo stesso delle Leica a vite). E' un obbiettivo di produzione sovietica abbastanza luminoso, comodo da usare grazie alle ghiere ben posizionate e piuttosto grandi, con una distanza minima di messa a fuoco di circa 1 metro. Ma ne parlerò più approfonditamente in seguito...





La FED-2 è lunga 140 mm e larga 32 mm (solo corpo), il suo peso con l'obbiettivo è di 627 grammi. L'impressione che ho avuto maneggiandola e prendendo confidenza con i comandi è stata subito quella di una fotocamera compatta, solida, dotata di soluzioni intelligenti. Da notare che sul mio esemplare manca una delle viti che uniscono la calotta superiore al corpo macchina; la cosa inizialmente mi ha preoccupato, non sapendo se ciò avrebbe influito sul funzionamento, magari lasciando trafilare un pò di luce all'interno. Fortunatamente, non è successo niente.

ESPERIENZA D'USO
Dopo aver riassunto brevemente le caratteristiche della fotocamera e le mie impressioni iniziali, passiamo all'esperienza d'uso e alle fotografie che ho fatto con questa macchina. Ho scattato due rullini da 36 pose in bianco e nero, uno da 125 ISO, l'altro da 400 ISO



La prima cosa che ho sperimentato è stato il fatto di dover lavorare senza l'aiuto di un esposimetro: infatti la FED-2 non ha un esposimetro interno. Ciò significa che non dispone di uno strumento il quale, dato un soggetto da fotografare, dica al fotografo quale apertura usare in funzione del tempo di scatto o viceversa. Poniamo quindi che io mi trovi in una bella giornata di sole, e voglia fotografare un panorama: decido di usare un'apertura di f/11 o f/16, perché voglio molta profondità di campo e tutto a fuoco. Ma quale tempo di scatto devo settare perché la fotografia non risulti sovra o sottoesposta? Certo, oggi si potrebbe usare un esposimetro esterno, o anche una delle molte app disponibili per lo smartphone, che ci dicono quali sono i valori corretti apertura/tempo per ogni situazione. Tuttavia utilizzando la FED-2 ho evitato di farlo, e mi sono affidato alla cosiddetta Regola del "Sunny 16" (qui trovate i dettagli); questo perché volevo provare le stesse emozioni, le stesse sensazioni, fare gli stessi errori ed avere le stesse soddisfazioni dei fotografi dell'epoca che non avevano uno strumento per misurare la luce... o meglio ne avevano due, i loro occhi, più un computer, il cervello, per elaborare i dati. Questa è stata una delle sensazioni più belle che ho provato nell'utilizzare questa fotocamera. E' vero tuttavia che su 72 fotogrammi un buon terzo era sovra o sottoesposto in maniera irrecuperabile, ma considerando che era la prima volta che utilizzavo questo metodo sono stato abbastanza soddisfatto di me stesso.


Il mio "genere" fotografico - se così si può chiamare - è quello tipico di un fotoamatore, un non-professionista: fotografo quello che mi piace, che mi colpisce, un pò di tutto. Insomma, un "non-genere". Uso la macchina fotografica come una sorta di taccuino, sul quale registrare i momenti della mia giornata e della mia vita. 
Per questo scopo, ho trovato la FED-2 una macchina ideale: piccola, compatta, semplice, robusta,  la mia FED-2 è stata una sorpresa e una gioia da usare. Lo stesso posso dire dell'obbiettivo Industar-61 che, come molti obbiettivi russi, ha caratteristiche ottiche eccellenti e una resa che, per me, è parimenti buona



Ciò premesso, sempre a proposito dell'Industar-61 devo dire che gli appassionati della definizione massima non ne saranno soddisfatti. Infatti questo obbiettivo ha una resa morbida, tipica di molte ottiche vintage, soprattutto a tutta apertura, e una vignettatura abbastanza accentuata.

Altre due caratteristiche che mi sono particolarmente piaciute di questa fotocamera sono l'assenza dello specchio mobile (quello presente sulle reflex) riduce le vibrazioni in fase di scatto, diminuendo il rischio di immagini mosse, e il fatto che l'otturatore a tendina è silenzioso, per cui in fase di scatto è abbastanza difficile che il soggetto si accorga di essere stato ripreso (una manna per la fotografia "di strada").

Date le sue caratteristiche, la FED-2 a mio parere si presta in particolare a due diversi modi di fotografare.
Il primo è quello relativo ad una fotografia meditata, che è possibile se abbiamo soggetti immobili davanti a noi (un paesaggio, un oggetto, fiori, ecc.), quindi il tempo di settare con comodo i parametri che riteniamo più corretti e di mettere a fuoco, operazioni queste che richiedono alcuni secondi, infine comporre la foto e scattare



Il secondo è quello di una fotografia dinamica, "street", che è possibile tramite lo "zone focusing". Questo metodo, usato da alcune Grandi della fotografia (un esempio per tutti: Henry Cartier-Bresson), è molto semplice: setto prima di cominciare la mia sessione fotografica il tempo di scatto in base alla sensibilità della pellicola (esempio: con una pellicola 400 ASA, in una giornata di sole autunnale, setto il tempo di scatto su 1/500) e l'apertura (sempre nella stessa giornata di sole, a novembre, f/11), quindi porto l'indice infinito del fuoco in corrispondenza dell'apertura scelta e...voilà, tutto quello che è compreso all'interno della "zona" sarà più o meno a fuoco. Ad esempio, sull'Industar-61, se setto un'apertura f/11, con il metodo "zone focusing" tutto quello che c'è tra 3 metri e l'infinito verrà più o meno a fuoco. E' molto più veloce farlo che spiegarlo, ve lo assicuro. Con questo metodo, fare fotografie a soggetti in movimento è facilissimo: una volta settati i parametri appena descritti non li cambio più, devo solo inquadrare la scena e scattare. Finito. 
 


CONCLUSIONI
La FED-2 inviatami da RCE Foto è stata una bellissima sorpresa. Non voglio dire che non ci siano limiti o aspetti negativi relativi a questa fotocamera: i tempi di scatto possibili sono solo cinque (1/30, 1/60, 1/125, 1/250, 1/500 di secondo), c'è la costante preoccupazione di ricordarsi di armare sempre l'otturatore prima di variare i tempi pena il danneggiamento dell'otturatore stesso, non è possibile fotografare soggetti più vicini di un metro, e ovviamente non ci sono gli aiuti delle fotocamere moderne (esposimetro, autofocus, ecc.).Tuttavia, in questa macchina c'è tutto ciò che serve. Il grande pregio di un apparecchio come la FED-2 sta proprio in questo: nella semplicità e nella essenzialità, il che si traduce in un grande piacere d'uso. Siamo lontanissimi dalle decine di pulsanti, menù, sotto-menù ecc. delle moderne macchine digitali, e abbastanza lontani anche dalle opzioni disponibili sulle macchine analogiche degli anni '60-'70 e successivi. La FED-2 infatti è una macchina che, seppur prodotta fino a tutti gli anni '60, è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al progetto originario, che risale addirittura agli anni '30. Fotografare con la questa macchina è come guidare una Jeep Willis della Seconda Guerra mondiale: non c'è aria condizionata, servosterzo, ABS, ecc. eppure c'è tutto ciò che serve per muoversi dal punto A al punto B.
Questa è la prima fotocamera sovietica che uso. Ho letto di tutto su queste macchine, di come siano inaffidabili, soprattutto. Forse sono stato fortunato, ma la mia FED-2 fin'ora non mi ha tradito e spero e credo che continuerà così. Sicuramente, è una fotocamera che mi sento di consigliare a chi voglia cimentarsi nella fotografia analogica pura e semplice, un "ritorno alle origini" che mi ha dato molte soddisfazioni.



(C) Alfredo Doricchi - 2019